SinnerMakia Il Bandwagon Effect di Giovanni il Peccatore


Editoriale di  Carlo Romanelli

 Jannick Sinner, (Giovanni Peccatore) ha fatto una gran cosa – più di una in realtà – con un ultimo colpo violento e secco (slam), ceffonando colpi in rimonta ha vinto uno Slam, e chi rimonta quando sembrava perduto piace, piace sempre. 

 

Un giovane combattente, quello che sta nel significato di Makia (Makia è un principio Zen, il terzo principio Huna, che indica come  L’energia vada dove si dirige l’attenzione). E Sinner di energia su quel campo ne ha messa tanta!

Sa di “bravo ragazzo”, insomma è fantastico, ma soprattutto è un campione, forse un fuoriclasse, di quelli che “ne nascono” una volta ogni tanto, forse, in una generazione.

Ha scatenato un putiferio social, tutti a scrivere meraviglie sul Grande Campione e, come leggete, nessuno è escluso, anche io sono qui, ci sonio cascato pure io. 

EFFETTO BANDWAGON

Un enorme BANDWAGONEFFECT, tutti sul carro del vincitore, ma non tutti allo stesso modo, un bias collettivo di rara potenza, migliaia di post dappertutto. Ma sul carro del vincitore ci sono differenze, tra coloro che ne fanno un meccanismo di IDENTIFICAZIONE, e tra quelli che si creano da soli un’occasione di APPROPRIAZIONE.

Identificarsi in un fuoriclasse, in un “eroe” è normale, è un fenomeno sempre esistito, è bello celebrare un’impresa ringraziandone il protagonista e immaginando una proiezione di sé.

Appropriarsi delle caratteristiche dell’eroe, invece, è tutt’altra cosa; coach, presunti tali, counselor, medium, attivisti dell’autocelebrazione, venditori di skills, e via cosi, commentano l’impresa di Giovanni il Peccatore come se fossero stati loro a dirgli come fare! Si vogliono vendere tramite un successo sul quale non hanno avuto nessun impatto, ma loro sanno come si fa.

E così la carrozza del vincitore diventa un carrozzone di sbavamenti auto-referenziali, quando nessuno di noi era nel suo team, nessuno di noi lo ha allenato, nessuno di noi era a bordo campo.

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